Il Parco naturale dell'Alta val Borbera è un parco regionale italiano del Piemonte. Si estende per 5.526 ettari, a un'altitudine compresa tra i 545 m s.l.m. (torrente Agnellasca, affluente del Borbera) e 1669 m (monte Legnà).
Comprende il comune di Carrega Ligure in provincia di Alessandria.
Tra le principali montagne del parco si possono ricordare il monte Legnà (1.669 m, il più alto dell'area protetta) e il monte Carmo (1.640 m) ai confini orientali del parco, il monte Antola (1.597 m), il monte delle Tre Croci (1.556 m) e il monte Buio (1.402 m) ai confini con il Parco naturale regionale dell'Antola. All'interno del parco si trova il monte Propiano (1.413 m).
I torrenti che percorrono il parco sono il torrente Agnellasca che nasce da due rii tra il monte Buio e il monte Antola e il torrente Carreghino che nasce presso il monte Carmo che formano il torrente Borbera. (fonte Wikipedia)
Il Parco naturale dell'Alta Val Borbera nasce il 27 marzo 2019 con la nuova legge regionale n. 11 del 27/03/2019 "Modifiche normative e cartografiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (testo unico sulla tutale delle aree naturali e della biodiversità), pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 4 aprile 2019.
Il territorio del nuovo Parco e Area Contigua dell’Alta Val Borbera è parzialmente compreso nella ZSC (Zona Speciale di Conservazione) denominata “Massiccio dell’Antola, monte Carmo, monte Legnà”; tutte le ZSC, istituite a norma della Direttiva Habitat 92/43/CEE, concorrono alla realizzazione della rete Natura 2000, una rete ecologica europea costituita da siti individuati allo scopo di salvaguardare la biodiversità in Europa, che comprende anche le Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate dagli Stati europei rispetto all Direttiva 79/409/CE denominata “Uccelli”(aggiornata nella Direttiva 2009/147/CE).
La ZSC dell’Alta Val Borbera si trova ad un’altitudine compresa tra 600 e 1.669 m e occupa parte del settore di testata del Torrente Borbera, corrispondente ai bacini idrografici del torrente Agnellasca e Gordenella, delimitati approssimativamente dalla linea di cresta che partendo dal Monte Porreio (1.533 m) arriva alla Cima dell’Erta (1.020 m), passando per le cime del Monte Legna (1.669 m), del Monte Carmo (1.640 m) e del Monte Antola (1.597 m).
Flora
Tra gli ambienti della Direttiva Habita il più importante è rappresentato dalle praterie xeriche a Bromus erectus (cod. 6210), habitat prioritario poiché ospita un ricco popolamento di orchidee. Tra gli habitat di Direttiva, contraddistinti da buona rappresentatività e buon grado di conservazione, vi sono le brughiere (cod. 4030), presenti su ridotte estensioni sul crinale appenninico, i megaforbieti (cod. 6430), i castagneti (cod. 9260) ed infine le faggete eutrofiche (cod. 9130), che risultano essere l’ambiente più esteso.
È interessante, alle quote più elevate, la presenza di specie alpine relitte quali Vaccinium gaultherioides, Homogyne alpina, Vaccinium vitis-idaea, Gentiana kochiana. Tra le specie più rare sono segnalate le presenze di Anogramma leptophylla, Aremonia agrimonoides, Corallorhiza trifida, Omphalodes verna, Peucedanum schottii, specie inserite nella Lista Rossa regionale e di Tulipa australis, indicata come vulnerabile nella Lista Rossa italiana.
Fauna
La ZSC è caratterizzata dalla presenza stabile, da almeno venticinque anni, del lupo Canis lupus* (All II e IV Dir. Habitat), la cui presenza in questa zona dell’Appennino é stata oggetto di monitoraggio standardizzato nell’ambito del Progetto Lupo Piemonte, dal 2004 al 2012, e il progetto europeo Life WolfAlps EU (01/09/2019 – 30/09/2024).
La gestione di questa specie nell’ambito della Rete ecologica necessita della definizione di un Piano d’azione locale che contempli in dettaglio minacce, interventi gestionali (inclusa la pianificazione e il contenimento indiretto dei danni al bestiame domestico) e la programmazione di attività facenti capo al Centro referenza Grandi Carnivori, del quale l’Ente gestore del Sito risulta partner associato, volte alla definizione dei parametri di popolazione.
A tutta prima, ai fini della conservazione della specie, si rende necessaria una mitigazione della pressione venatoria diretta al cinghiale tramite la caccia in braccata, che provoca occupazione di habitat e disturbo per periodi prolungati, al fine di stabilire un miglior equilibrio con le direttive comunitarie e gli obiettivi di conservazione del Sito.
Sono più recenti, ma altrettanto interessanti, le segnalazioni dell’istrice (Hystrix cristata, All.IV Dir. Habitat), mammifero di grosse dimensioni dell’ordine dei roditori noto per la presenza di lunghi aculei bianchi e neri nella porta posteriore del corpo.
I pipistrelli (chirotteri), tutti tutelati dalla Direttiva Habitat, sono presenti con 6 specie: barbastella (Barbastella barbastellus), vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), nottola di Leisler (Nyctalus leisleri), pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) del quale è presente una piccola colonia riproduttiva di 10-20 femmine in un edificio abbandonato della frazione Chiapparo nel comune di Carrega, conosciuta dal 2012.
Per la classe degli anfibi sono presenti alcune specie di interesse comunitario a gravitazione mediterraneo-appenninica, qui al limite del loro areale di distribuzione: la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata, All. II Dir. Habitat) e la rana italica (Rana italica, All. IV Dir. Habitat), la cui presenza in Piemonte è documentata solo in questa ristretta area dell’Appennino alessandrino; il geotritone di Strinati (Speleomantes strinatii, All. II Dir. Habitat), che è altrettanto raro ma presente anche in alcune zone delle Alpi Marittime.
Tra i rettili sono presenti molte specie inserite in All. IV Dir. Habitat : la natrice tessellata (Natrix tessellata), fortemente localizzata e sempre più rara, il colubro liscio (Coronella austriaca), anch’esso molto localizzato, ed il saettone (Zamenis longissimus), che invece è abbastanza frequente lungo la fascia appenninica.
L’avifauna conta 4 specie inserite nell’All. I della Direttiva Uccelli (n. 79/409/CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici) : l’averla minore (Lanius collurio), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l’ortolano (Emberiza hortulana) e la tottavilla (Lullula arborea), tutte nidificanti.
Infine, è nota una ricca cenosi (insieme di specie) di lepidotteri che conta 94 farfalle diurne e sono presenti rari coleotteri saproxilici quali Osmoderma eremita, legati ai grandi alberi senescenti (castagni, querce e faggi) di cui è ricca l’area.