Le prime citazioni di una chiesa di Carrega Ligure, dedicata a San Guliano risalgono al XII secolo.
Da alcuni documenti del Quattrocento s'apprende che la suddetta chiesa era rettoriale. Proprio in quel secolo l'edificio venne ricostruito, anche se la sua conformazione attuale è del Cinquecento.
Sempre nel XVI secolo la parrocchia risulta essere sotto la giurisdizione della pieve di Albera Ligure.
Dalla relazione della visita pastorale del 1834 del vescovo di Tortona Giovanni Negri s'apprende che il pavimento era costituito da un impasto di calce e sabbia e che era mal ridotto.
Tra il 2013 ed il 2014 venne ristrutturato il tetto dell'edificio.
La facciata della chiesa, rivolta a nordovest, è divisa sul piano orizzontale in due parti: quella inferiore è tripartita da quattro lesene e presenta due lunette ed il portale del XVII secolo sopra il quale vi è un bassorilievo raffigurante San Giuliano Martire; quella superiore - che è una sorta di timpano a salienti - è caratterizzata da tre finestrelle.
L'interno della chiesa, che presenta decorazioni realizzate da Clemente Salsa e Pietro Mietta, si compone di tre navate ed il presbiterio è rialzato di quattro gradini rispetto alla navata.
Il campanile è distaccato dalla chiesa; la cella campanaria presenta monofore su tutti i quattro lati ed un tamburo circolare sorregge la cupola a cipolla.
L'altare è opera settecentesca in stucco con struttura in mattoni e pietre. Nel XX secolo fu completamente ridipinto con altri colori e motivi decorativi, ancora visibili negli altri altari.
Analogicamente all'interno della chiesa traspaiono decorazioni più antiche poi restaurate e modificate da Clemente Salsa nella metà del Novecento. L'attuale versione pittorica dell'altare è quella del XVIII secolo, realizzata con tecnica dello stucco lucido nelle parti dipinte in finto marmo rosso. Si può ancora notare questa decorazione più antica nell'unica parte della chiesa non interessata dalle ridipinture novecentesche: il pulpito della navata centrale.
Non sappiamo se in origine l'Altare fosse dedicato a Sant'Antonio Abate. Le scritte rinvenute nei cartigli dopo il restauro (Cartiglio alto: Custodientes vigilias noctis super gregem, letteralmente "custodivano i turni di guardia della morte sopra il loro gregge". Quindi "vegliavano la morte sul loro gregge" e stanno svegli ad ingrassare le vacche") esplicito richiamo alla protezione da parte del Santo degli animali e al lavoro con essi.
Durante lo smontaggio del dipinto per il suo restauro in laboratorio, nell'altare è comparsa una scritta grammaticalmente poco chiara datata 1868. La scritta e la data ancora conservate sullo sfondo dell'altare.
Ristoro l'1868, la Chiesa Bixi Angelo e Fratello
possono essere legati a una precedente fase di restauro della chiesa oppure al momento di collocazione della tela che viste le dimensioni sicuramente poteva provenire da un altro luogo.
DIPINTO di SANT'ANTONIO ABATE
Il dipinto era di dimensioni maggiori sia rispetto al telaio, sia alla nicchia dell'altare. Smontato dal supporto le sue misure effettiva erano di cm. 168 x 250, ma doveva essere ancora più grande per via di alcuni ritagli dipinti dello stesso quadro impiegati come pezze nelle parti lacerate sul retro.
L'immagine del Santo è proiettata in un paesaggio in cui è evidenziata una chiesa con tetto e capanna, un gruppo di case vicine ad un ponte, un fiume e un castello sullo sfondo, di notevole impatto e quasi sproporzionato rispetto alla chiesa e alle case.
Lo scenario rappresentato sembra descrivere in modo idealizzato le valli e i luoghi reali che circondano il paese. Il grande torrione posto sopra uno sperone roccioso è forse una raffigurazione del castello Malaspina che sovrasta la stessa Carrega Ligure, così gli edifici ritratti riprendono i motivi architettonici del luogo, realizzati con volumi semplici in una prevalenza dei pieni sui vuoti e con coperture realizzate in grandi lastre di pietra e in paglia.
Qui al centro si può osservare il dipinto nella sua interezza con le parti laterali conservate e ripiegate all'interno del telaio.
Opera seicentesca di buona qualità, è riferibile ad una maestranza sicuramente preparata.
La cornice dorata è stata apposta in epoca più recente e al suo interno vi è una scritta che riporta data e firma: Adelchi Spairani Fabbricante Arredi sacri - Voghera dicembre 1905. Nel lato opposto: Cristina Carlinasso Capo Operaio Della Ditta Spairani 1906.
Sant'Antonio Abate è protettore di tutti gli animali domestici, ancora oggi è usanza nel giorno della sua festa e ricorrenza (il 17 gennaio), portare gli animali in chiesa per la benedizione.
Il restauro del dipinto e dell'altare è stato possibile grazie a Jolanda Spinetta.
Restauro altare e dipinto Regoli restauri - Franceca Regoli e Davide P. Chiapuzzi
Direzione Lavori Arch. Francesco Saverio Fera
Alta Sorveglianza SABAP - AI
Arch. Francesca Lapo, Dott.ssa Giulia Marocchi - Maggio 2020